Tajarin all'uovo burro e salvia
tajarin all'uovo
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Siamo di diritto in piena cucina tradizionale piemontese, un piatto irrinunciabile che ha il sapore delle ricette della mamma. Se avete tempo vi racconto una storiella.
Mi sembra di vedere i miei occhietti che arrivavano appena all'asse da impastare: la fontana di farina, le uova delle galline sgusciate una a una, il sale, il giro d'olio. E poi la forchetta che guidata dalla mano sapiente inizia il cuore dell'impasto. Poco alla volta gli ingredienti diventano pasta, con il lavoro delle braccia, ritmato e vigoroso. Il coltello che pulisce la superficie, il ripiano è di nuovo tutto ordinato. Nel frattempo la sfera di pasta bella gialla, deve riposare mezz'oretta protetta all'interno del "grilet", con un piatto fondo che serve da coperchio. Dalla scatola di cartone rosso, un po' consumato, esce l'Imperia, "macchinario meccanico" con il suo fermo e la sua manovella di legno chiaro. Ben fissata all'asse con il piccolo morsetto (interessantissimo, perché posizionato sotto il piano del tavolo, era esattamente alla mia altezza e ne potevo apprezzare tutti i particolari) inizia il lavoro per preparare la sfoglia.
L'impasto è di nuovo in mano, una nevicata di farina, pochi gesti, il taglio delle porzioni di pasta. Un pugno di farina sull'angolo all'occorrenza. Clac, la rotella che misura lo spessore parte generosa. Clac, siamo di ritorno per passare l'impasto e portarlo a uno stadio intermedio. Clac, adesso è sottile al punto giusto, lieve come un foglio di carta, trasparente e luminoso.
Sul ripiano gli ultimi gesti, per allungare, tagliare e riposare. Via, via tutti i fogli ben ordinati, per asciugare almeno un pochino.
Si aggancia l'accessorio per tagliare, spartane tagliatelle-lasagne o delicati e sottili tagliolini? Tajarin!!! La rotella simile a un rigo musicale, taglia e regala matasse di biondi tajarin. Qualche piccolo ritaglio scappa indisciplinato e cade a terra (pronta scopa e paletta, per evitare guai).
Sull'asse arriva la semola, per aiutare a districare le matasse e permettere l'asciugatura della pasta. Le dita passano e ripassano, per gentili movimenti. La pentola è sul fuoco, un pizzico di sale, in un attimo sale il bollore. La pasta fresca in un attimo è cotta pronta ad accogliere il condimento.
Signori e signori sua maestà il tajarin, profumato dal burro fresco gentilmente fuso con tenere foglie di salvia appena colte. Pepe appena macinato e a piacere un grattata di tartufo.
tajarin burro e salvia
Gli ingredienti per la pasta fresca sono: 600 gr di farina, 4 uova intere, 2 tuorli e un poco d'acqua all'occorrenza, sale e un goccio d'olio.
Commenti
Buonisiso anche il condimento, davvero azzeccato!
bacioni
Buon fine settimana!
questi tuoi mi sembrano ottimi, ahhh potessi avvertire quella fraganza di tartufo.
@manu e silvia: grazie! condimento semplice ma profumato
@nuvoletta: grazie, buon WE
@elga: anche io ho un debole per pasta fresca e tartufo, slurp!
@astrofiammante: è uno di quei piatti che lasciano un ricordo indelebile! :-) baci
@simo: vi ho portato con me nella cucina della mia mamma :-) Baci
@a.o.: che brava la nonna, il taglio a mano richiede maestria e sicurezza. Io invece rubavo gli agnolottini crudi :-D Buona domenica!
Un bacio da Sabrina&Luca
Ciaoooooo
Non ho mai imparato a stendere e tagliare la pasta a mano come faceva mia nonna, ma ricordo quelle domeniche ad aiutare la nonna come se fosse ieri.
Che bellissimo piatto (sia il contenuto che quel meraviglioso piatto di ceramica)
Buona domenica
Alex
Il piatto che hai realizzato è divino.
Ciao
@luca e sabrina: la ricetta cambia di fa miglia in famiglia. I ristoratori mettono addirittura 24 rossi per chilo di farina. La pasta risulta bella gialla, ma secondo me diventa anche troppo nutriente, dato il tipo di alimentazione che abbiamo oggi :-)
@aiuolik: ma dai!!!! sono gelosissima, io avevo solo il dolce forno :-)))) Baci
@cuoche dell'altro mondo: fare la pasta è un vero rito! Anche per prendere il filo della memoria e valorizzare gli insegnamenti dei nostri cari! Buona domenica anche a te! Baci
Silvia
Quando lavoravo ad Alba cenavo ogni tanto in quell'osteria in Piazza Savona, accidenti come si chiama! se sei rivolta verso via maestra è sulla tua sinistra ed è dentro un cortiletto dove c'era un negozio di musica. Che memoria che ho. In ogni caso lì trovavo un bellissimo nido di tajarin. E la creme brulée.
...ditemi se non è arte allo stato puro!
un bel racconto, delicato come un fiocco di neve :)
Michelangelo