Scacchiera

Ho già scritto che la passione per la cucina è nata in famiglia, ispirata dall'ambiente e dalle persone di famiglia o dai cari amici. Cucinare e servire un pasto, per me, è un po' come mettere in scena un'opera teatrale da riservare a persone speciali.
La prima parte del lavoro è la stesura del menù ovvero il momento della nascita, l'ispirazione, la creatività senza confini. La mente sceglie ingredienti, ricette, immagini, profumi, colori e li combina sulla tela. Uniche regole: la sequenza dei piatti deve contenere un filo conduttore, deve essere ispirato agli ospiti, e i vini devono sottolineare le preparazioni senza rubare la scena. La stesura del canovaccio viene fissata dalla penna, che scorrendo sul foglio, indica i nomi delle portate, le materie prime da acquistare, e si accompagna alle bozze stilizzate delle decorazioni finali. Qualche cancellatura, qualche variazione, rimuove le sbavature e i frettolosi appunti.
La seconda parte è la preparazione, la manualità sicura che compone, scolpisce, assembla, lasciando crescere le idee. Il movimento frenetico avvolge le ore sino alla soglia dell'inizio della presentazione.La tavola, ovvero il palcoscenico, deve essere impeccabile e soprattutto a tema (informale o elegante come l'idea ispiratrice del pasto), accogliente con pani e grissini di qualità variegate. Piccoli segnaposto vezzosi, composizioni di frutta e fiori assortiti sono la scenografia per contornare e completare il quadro.
La terza parte si apre al suono del campanello, convenevoli, sorrisi. Il sipario si alza, il silenzio concentra l'attenzione sull prima "battuta" della partitura. Un po' di emozione ai primi passi, poi tutto il "testo" si srotola, a memoria si cavalca ogni passaggio, senza gettare neppure una sguardo agli appunti. Ed ecco il fiato ritorna con il vassoio della piccola pasticceria e il caffè.
Applausi (meglio se a scena aperta).
L'opera è piaciuta!
La scacchiera è nata proprio per offrire una creatura originale a ospiti graditi.

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